La difesa della famiglia

31 01 2008

“Mi dimetto perchè tra l’amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo” (Clemente)

“Credo che anche questo sia l’amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica” (Sandra)

“Ormai siamo all’accanimento, non c’è altra spiegazione. Mio padre, mia madre… ci hanno preso di mira” (Elio)

 





Fini show – part 2

27 01 2008

Evidentemente non è proprio giornata, Gianfranco… Sempre Fini, sempre oggi, sempre a Palermo:

“Ci sono sepolcri imbiancati che hanno criticato Nino Strano per quanto accaduto l’altro giorno al Senato, io sono stato il primo a dirgli che ha sbagliato, ma dico anche che la predica viene da quei sepolcri imbiancati che hanno portato in Parlamento i vari Luxuria e Caruso”.

Si può notare quanto l’intento assolutorio di queste dichiarazioni segua schemi mentali evidentemente infantili, così come è palese l’omofobia in esse latente. Ma il fatto è che Nino Strano è indifendibile. Giovedì scorso al Senato è stata scritta una pagina immonda nella storia della nostra Repubblica. Durante l’oscena aggressione a Nuccio Cusumano (che non è certo un campione di onestà politica: sempre al Senato, nel 1994, consentì al primo governo Berlusconi di ottenere la fiducia, abbandonando l’aula al momento della votazione e facendo così abbassare il quorum) si poteva osservare con crescente sgomento il comportamento di un senatore che esternava il suo dissenso politico con profondi giudizi del calibro di “sei un cesso” o “sei una merda”. Il distinto senatore dall’eloquio forbito indossava in aula gli occhiali da sole e aveva un golfino rosso sul completo classico, annodato sulla giacca: era Nino Strano. Quando poi Marini ha annunciato la caduta del governo, Strano e il collega-camerata Domenico Gramazio stappavano bottiglie (di Asti Tosti?) e innaffiavano banchi e colleghi, e poiché non c’è limite all’osceno, Strano ha tirato fuori della mortadella (che tristezza…) e se l’è mangiata col consueto fare da lord inglese (dopo aver cercato di imboccare Gramazio…), con Marini che cercava invano di riportare calma e decenza. Se avete i nervi saldi guardate qui e qui.

Ora, c’è solo una cosa più inquietante dell’assoluta mancanza di rispetto per le istituzioni mostrata da questi “senatori” (cosa che meriterebbe molto di più di una ramanzina, caro Fini): Strano è membro della commissione Cultura!!!!





Fini show

27 01 2008

“I mafiosi non confidino in altri indulti (…) abbiamo confermato il carcere duro e continueremo su questa strada”.

Già in piena trance agonistica da campagna elettorale, così tuona oggi Gianfranco Fini da Palermo, del tutto immemore delle immonde connivenze e contiguità che la coalizione di cui è “vice-leader” (è triste, ti capiamo Gianfranco; ma considera che il tuo padrone è quasi ottuagenario… resisti… erediterai tutta la Casa senza neanche pagare la tassa di successione) ha avuto e mantiene con la mafia. E’ impossibile farne un resoconto esaustivo; così en passant ci permettiamo di ricordare un paio di cosucce:

  • il rapporto di fiducia e stretta collaborazione tra Berlusconi e Vittorio Mangano, factotum a Villa San Martino, nonché “testa di ponte dell’organizzazione mafiosa nel Nord Italia”, come lo definì Paolo Borsellino nella sua ultima intervista prima di essere ammazzato;
  • la presenza nella sua coalizione di diversi inquisiti e condannati per reati di mafia, tra i quali spicca senza dubbio il senatore Marcello Dell’Utri, condannato dal Tribunale di Palermo a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (nonché gia condannato per false fatture, frode fiscale e tentata estorsione). La sentenza ha previsto altresì l’interdizione dai pubblici uffici (quindi anche il decadimento dalla carica di senatore), che il governo di centro-destra vice-presieduto da Fini ha bloccato rimandando per un’intera legislatura le sedute della Giunta delle Elezioni.

Evidentemente la coerenza imporrebbe il silenzio. Ma ad un popolo senza memoria si può raccontare ogni cosa.